L’ansia rappresenta un problema sempre più radicato nella nostra società e non affligge soltanto gli adulti. Rappresenta infatti uno dei più diffusi disturbi psichiatrici anche tra i più piccoli, tanto che alcuni sintomi ansiosi compaiono sempre più in tenera età. (link ad articolo su ansia nei bambini)
Inoltre l’ansia si manifesta in diversi modi, che possono variare per intensità e frequenza a seconda dell’ambiente sociale all’interno del quale si vive. In una società sempre più tecnologizzata, dove gli strumenti digitali sono parte integrante della quotidianità, si è diffusa sempre di più, anche tra i bambini, la cosiddetta ansia da separazione tecnologica, ovvero la sensazione di grave disagio provocata da un allontanamento forzato dai device o dalla connessione a internet. QUID+ ha affrontato questa e le altre tipologie di ansia all’interno de Il grande libro dell’ansia. (link a pagina prodotto)
Bambini e Smartphone: quando la dipendenza può causare ansia
L’ansia da separazione tecnologica è nota anche con il nome di “Nomophobia”, derivato dall’espressione inglese “No Mobile Phone Phobia”, italianizzata in “Nomofobia”, che quando colpisce i più piccoli diventa una vera e propria sfida per i genitori e gli educatori. Come tutte le forme d’ansia anche questo disturbo si manifesta con diversi tipi di sintomi:
- sintomi fisici: mal di testa, disturbi del sonno;
- emotivi: irritabilità, tristezza, frustrazione e rabbia;
- cognitivi: ossessione per i device e difficoltà a concentrarsi;
- comportamentali: gesti di ribellione, rabbia, crisi di pianto.
Sul lungo periodo, la Nomofobia può comportare problemi nella socializzazione e nello sviluppo scolastico dei più piccoli.
La tecnologia come scorciatoia
Alla base di questa forma di ansia c’è purtroppo l’abitudine a un uso eccessivo della tecnologia da parte degli adulti, che in molti casi tendono a considerare gli strumenti digitali come smartphone e tablet come “alleati” per far stare tranquilli i propri figli. È il caso, ad esempio, dei genitori che al ristorante propongono al bambino di passare il tempo con un videogioco sul proprio cellulare o di quelli che, stanchi dopo una giornata di lavoro, preferiscono accendere la tv o affidare un tablet nelle mani dei piccoli piuttosto che giocare o passare del tempo “analogico” con loro.
I bambini, infatti, sono particolarmente suscettibili alla noia e i device tecnologici hanno un’impostazione grafica che, per colori e interattività, risulta molto accattivante ai loro occhi e rappresentano dunque una “scorciatoia” per evitare o placare capricci o momenti di crisi. Tuttavia un uso smodato dei supporti tecnologici nelle vite quotidiane dei piccoli può comportare effetti negativi sul loro sviluppo fisico, cognitivo ed emotivo. Oltre ad aumentare la sedentarietà e quindi il rischio di sovrappeso e obesità, infatti, il ricorso eccessivo a strumenti digitali finisce per impattare anche sullo sviluppo cerebrale e sull’intelligenza emotiva dei bambini, ovvero sulla loro capacità di percepire, comprendere e gestire le proprie emozioni. In molti casi, infatti, si sviluppa un vero e proprio distacco dalla realtà con conseguente riduzione delle esperienze emotive e di conseguenza una minor comprensione dei propri stati emotivi.
Strategie per affrontare la Nomofobia: il ruolo dei genitori
Ecco che allora i genitori si trovano ad affrontare una realtà in cui l’ansia da separazione tecnologica è sempre più diffusa tra i bambini e al contempo la tecnologia è sempre più impattante nelle vite di grandi e piccini, tanto che risulta difficile o addirittura impossibile eliminarla del tutto. Compito dei genitori non è quindi quello di demonizzare la tecnologia, ma comprenderne i rischi per utilizzarla in modo costruttivo.
Per prevenire problemi di ansia da separazione tecnologica è fondamentale educare i bambini a un uso consapevole dei device regolando e controllando il tempo e i contenuti con cui i piccoli entrano in contatto, definendo regole chiare e condivise e sfruttando il parental control. Inoltre è importantissimo promuovere in alternativa attività ricreative “analogiche”, come giochi, letture e sport, in modo che i piccoli non considerino la tecnologia come l’unica opzione di intrattenimento possibile.
Spostare le dinamiche ludiche che i piccoli vivono in digitale nella realtà rappresenta anche la principale soluzione proposta dalla psicologia per affrontare i disturbi dei bambini che soffrono di Nomofobia. L’approccio cognitivo-comportamentale, infatti, considera la strada migliore da intraprendere in questi casi le cosiddette “tecniche distrattive”, attraverso cui è possibile allontanare dai piccoli i pensieri ansiogeni legati alla mancanza dei device sostituendoli con dei corrispettivi analogici. Ad esempio i genitori possono portare con sé il giocattolo preferito del loro figlio o intrattenerlo con canzoncine o giochi da fare insieme nei momenti in cui potrebbe annoiarsi.
Conclusioni: dare il buon esempio è sempre la chiave
Bisogna sempre tenere a mente che i bambini imparano prima di tutto attraverso l’imitazione dei comportamenti che vedono attuare da parte dei genitori. Ecco che allora per gli adulti è importante dare il buon esempio ai più piccoli, osservando le regole condivise e utilizzando i dispositivi tecnologici in maniera consapevole e sana, specialmente quando sono insieme ai loro figli.