Come far dormire i bambini da soli nella cameretta: una sfida per i genitori
Una delle più grandi sfide che attendono le famiglie nel percorso di crescita dei più piccoli è sicuramente il passaggio dalla camera dei genitori alla cameretta e quindi la capacità di far dormire i bambini da soli. Si tratta di una tappa molto importante che può avere un forte impatto sulla vita dell’intero nucleo famigliare.
La qualità del sonno è infatti determinante per il nostro benessere in quanto influisce sulla vita di tutti giorni e sullo sviluppo psicofisico e cognitivo del bambino. Migliorare il sonno dei bambini li rende più tranquilli e sereni e questo permette a sua volta di avere genitori riposati e pronti a dare la migliore versione di loro stessi, che è anche quella che si merita ogni figlio.
Non esiste un unico metodo:
l’importanza di ascoltare i piccoli
Un primo aspetto che i genitori devono tenere in considerazione è che ogni bambino è diverso: ha dei bisogni e delle esigenze che possono risultare molto diversi rispetto a quelle dei suoi coetanei o dei fratelli maggiori. Compito degli adulti è quello di comprendere e rispettare queste richieste facendo sentire ogni piccolo accolto e ascoltato.
Questo discorso vale ovviamente anche per il percorso dei bambini verso l’autonomia notturna. Non esiste un metodo uguale per tutti per abituare i bambini a dormire da soli, ma i genitori devono sempre partire dall’ascolto dei loro figli per rendere questo passaggio il meno complicato possibile. Avere la pretesa di seguire una “ricetta” codificata, uguale per tutti e fatta di regole ben precise e incontrovertibili può comportare il rischio di chiudere il canale di comunicazione tra genitori e figli: non ascoltandoli a dovere e rischiando di ottenere l’effetto opposto, cioè un’avversione verso la cameretta e il sonno in autonomia.
Nello stesso tempo anche ogni genitore è diverso, è quindi importante anche ascoltare noi stessi e comprendere quale sia la migliore soluzione per noi adulti, quella in cui ci troviamo a nostro agio.
A che età i bambini possono dormire da soli: non avere fretta
L’autonomia notturna è dunque un equilibrio che va raggiunto seguendo un cammino che tenga conto sia della sicurezza del bambino durante la nanna sia delle sue tappe di sviluppo. Proprio per questo motivo è importante che i genitori non abbiano fretta di rendere autonomi i piccoli durante la notte.
Secondo l’American Academy of Pediatrics i primi sei mesi di vita rappresentano il tempo minimo durante il quale è bene che i più piccoli condividano la camera con i genitori per ridurre il rischio della cosiddetta “morte in culla”. Solo passato questo periodo di tempo, dunque, i genitori possono cominciare a pensare a come gestire questo passaggio con i propri piccoli.
Il timing giusto per ogni bambino
Indicativamente i bambini completano questo passaggio nel periodo che va dai 18 mesi ai 4 anni, con molti che mostrano maggiore prontezza intorno ai 2-3 anni. Tuttavia, non esiste un’età universale e ogni famiglia deve trovare il proprio equilibrio.
In questa fase gli adulti potranno decidere se trasferire il piccolo nel proprio lettino nella sua cameretta, e cominciare ad abituarlo fin da subito a dormire in autonomia, oppure continuare a dormire vicini, ma ciascuno nel proprio letto (il cosiddetto co-sleeping), in modo da rendere questo percorso graduale ed essere pronti a intervenire tempestivamente per qualsiasi richiesta del piccolo. QUID+ ha affrontato nel dettaglio l’intero percorso verso l’autonomia del sonno nei volumi Bimbo dorme da solo e Bimba dorme da sola. (link a prodotto)
Vediamo insieme alcuni suggerimenti pratici.
Come capire quando i bambini sono pronti a dormire da soli
Individuare quando il bambino è pronto per la cameretta non è un compito semplice né immediato per i genitori. Anche in questo caso bisogna procedere senza forzare o obbligare il bambino a fare questo passaggio controvoglia.
I segnali di prontezza da riconoscere
Spesso sono gli stessi bambini che fanno capire ai genitori quando è il momento giusto per passare alla cameretta. Lo fanno attraverso i cosiddetti segnali di prontezza, ovvero una serie di comportamenti durante il giorno che possono essere indice di una crescita da questo punto di vista. I principali sono:
• indipendenza e richiesta di fare cose da soli;
• migliore qualità del sonno, con meno risvegli e momenti di crisi;
• migliore accettazione di altre separazioni (come scuola dell’infanzia o dormire dai nonni);
• interesse per la propria cameretta;
• desiderio di imitare fratelli maggiori o amici già autonomi dal punto di vista del sonno.
Se invece i piccoli si dimostrano impauriti o poco disposti a dormire lontano dai genitori potrebbe essere necessario attendere ancora un po’.
Come creare una routine della buonanotte efficace
Una volta stabilito che è arrivato il momento di far dormire da soli i più piccoli occorre far sì che il momento della nanna diventi una specie di rito quotidiano che i bambini possano accogliere con piacere e non come un dovere. Il sonno, infatti, non è un evento casuale, ma il risultato di un equilibrio delicato tra corpo, mente e ambiente.
Strategie pratiche per la routine nanna
Stabilire delle regole precise e condivise con i più piccoli, che tutti in famiglia devono seguire e rispettare, può essere la migliore strada per facilitare una buona predisposizione al riposo. Più che una semplice sequenza di azioni da compiere, questo rituale prepara il corpo e lo spirito a rilassarsi e a lasciarsi andare, facendo capire al cervello che è arrivato il momento di rallentare.
In questo modo i piccoli potranno accogliere più facilmente il momento della nanna e diventerà più semplice per i genitori “sventare” eventuali tentativi di temporeggiare o di distrarsi con giochi e attività, molto comuni nei bambini.
Ciascuna famiglia può scegliere la routine della buonanotte che ritiene più adatta, e ovviamente può variare anche molto in base all’età del bambino, tuttavia non mancano alcune strategie che risultano particolarmente efficaci per questo scopo:
• trovare un’azione (come lavarsi i dentini o mettere il pigiama) che diventi l’inizio del rito. In questo modo all’ora stabilita si devono sospendere tutte le attività e ci si deve concentrare esclusivamente sulla preparazione alla nanna;
• preparare l’ambiente della nanna in modo che sia ordinato e rassicurante;
• evitare luci troppo forti o attività troppo stimolanti nell’ora che precede il momento di dormire, per non generare distrazioni e agevolare il rilassamento;
• passare qualche minuto di qualità insieme ai piccoli quando sono già a letto. I genitori possono leggere o raccontare una favola ai piccoli o anche solo ripercorrere la giornata appena trascorsa, riflettere insieme sulle cose belle che sono successe o fare delle previsioni su quanto accadrà il giorno dopo;
• concludere il tutto con le coccole e il bacio della buonanotte, per far “scivolare” i piccoli verso il sonno serenamente.
Rispettare i tempi di ogni bambino
È fondamentale ricordare che ogni bambino ha i propri ritmi e che forzare il processo può essere controproducente. Metodi per far dormire i bambini da soli ce ne sono tanti, ma l’ascolto e la pazienza rimangono gli ingredienti più importanti.
Se dopo diverse settimane di tentativi il bambino continua a mostrare forte resistenza o ansia, può essere utile consultare un pediatra o uno specialista del sonno infantile.
Conclusioni
Accompagnare i bambini nel percorso verso l’autonomia notturna è un cammino fatto di ascolto, pazienza e piccoli passi quotidiani. Non esistono ricette universali per far dormire i bambini da soli, ma tante strade diverse che ogni famiglia può costruire in base ai bisogni dei propri piccoli.
Creare routine rassicuranti, rispettare i tempi di ciascun bambino e trasformare la cameretta in uno spazio accogliente sono gli ingredienti che rendono questo momento meno complesso e più sereno. Con il giusto equilibrio tra fermezza e dolcezza, la nanna da soli diventa un’occasione di crescita per i bambini e di benessere per tutta la famiglia.
Rondine De Luca – Le fate della nanna